Riabilitazione psicosociale per i sopravviventi dal cancro

Nuovi trattamenti e diagnosi sempre più precoci hanno permesso ad un maggior numero di pazienti di sopravvivere al tumore, siano essi ancora in terapia o effettivamente liberi dal cancro. Fino ad oggi il trattamento del cancro era limitato agli aspetti biomedici, ma l’esperienza di pazienti oncologici e sopravviventi indica che coesistono problemi sociali e psicologici, che generano ulteriore sofferenza. Le associazioni di pazienti si stanno battendo per migliorare l’assistenza psicosociale per queste persone. Il numero di sopravviventi cresce e queste persone “vogliono condurre una vita vera con la migliore qualità di vita possibile. Al completamento del trattamento, si manifestano ancora effetti collaterali a livello fisico “. Ma non solo, “la riabilitazione a lungo termine deve considerare fattori sociali, psicologici, sessuali, nutrizionali, ecc.”. Le terapie target hanno aperto nuove speranze, alcuni pazienti con il cancro vivono a lungo fino ad essere considerati malati cronici. “Negli ultimi anni, le terapie a target molecolare hanno condotto a benefici clinici inaspettati in pazienti con cancro avanzato della mammella, cancro del colon, testa e collo, polmone (non a piccole cellule) e rene. Si parla oggi di ‘medicina personalizzata’ e le terapie a target molecolare probabilmente permetteranno una sopravvivenza globale più lunga in un numero maggiore di pazienti con cancro in stadio avanzato”. Per i pazienti la vita è divisa in due fasi: prima e dopo la diagnosi di cancro. Esistono però altri fattori che influenzano la vita dei pazienti oncologici oltre al trattamento: il supporto della famiglia, dei veri amici e dei colleghi di lavoro. Per essi è importante continuare a lavorare, quanto ricevere aiuto psicologico adeguato”. Secondo il dott. Luigi Grassi, professore di Psichiatria all’Università di Ferrara e Chair della Federazione delle Società di Psico-Oncologia (FIPOS), il 30% dei pazienti oncologici soffre di problemi psicologici: sintomi depressivi, ansia e sintomi da stress post-traumatico, disordini sessuali e del sonno sono i più comuni. “I pazienti oncologici dopo completamento delle terapie vivono in una sorta di limbo – ha affermato il prof. Grassi. – Sono preoccupati per il loro futuro, hanno paura della recidiva e incontrano difficoltà a ritornare ad una vita ‘normale’, che per definizione non può essere normale”. Secondo il prof. Grassi, le famiglie e gli amici hanno un’importante funzione di supporto per i pazienti, come le associazioni che “svolgono un ruolo fondamentale nel diffondere la consapevolezza che il cancro è una malattia sociale, che colpisce milioni di persone nel mondo”. Per il crescente numero di sopravviventi, nuovi ruoli professionali devono essere creati, volti a specifici aspetti come la dieta, l’attività fisica e il supporto psicologico. Importanti sono anche i fondi, ma soprattutto il supporto legislativo. In Italia, esistono più di 1.7 milioni di persone che soffrono o hanno avuto il cancro e almeno 250 mila ricevono una diagnosi di cancro ogni anno. Importanza cruciale quindi assume l’integrazione di queste persone nella società, offrendo loro la possibilità di lavorare part-time durante i trattamenti e di ritornare al lavoro quando si sentono meglio. Lavorare fa bene anche al benessere psicologico ed è importante per l’economia del Paese, quindi strategie di riabilitazione fisica, psicologica e sociale devono essere introdotte per assicurare a tutti una migliore qualità di vita.