Cancro: “Ancora troppe differenze nell’accesso alle terapie. In tutte le regioni siano disponibili i farmaci oncologici”
Tutti i farmaci antitumorali autorizzati dall’AIFA devono essere immediatamente disponibili nel territorio nazionale. L’accordo siglato dalla Conferenza Stato-Regioni ha reso più semplici e immediate le procedure d’introduzione per quelli che possiedono il requisito dell’innovatività terapeutica (non è, infatti, più necessario il preliminare inserimento dei prodotti nei Piani Terapeutici Regionali, che determinava evidenti disparità territoriali).
Ma, per superare, le difformità regionali, è necessario fare un ulteriore passo in avanti.. “L’importante principio introdotto dalla Conferenza Stato-Regioni va applicato a tutti i farmaci oncologici, non solo a quelli innovativi – afferma il presidente FAVO Francesco De Lorenzo -. Il Piano Oncologico Nazionale, recentemente approvato, considera i tumori una patologia grave, causa di un terzo di tutti i decessi, e stabilisce che l’assistenza ai malati oncologici costituisca una priorità cui si deve far fronte per ridurre le disparità regionali. I risparmi, pur necessari, vanno previsti su altri aspetti, di minore gravità, dell’assistenza sanitaria”.
Nel 3° Rapporto predisposto dall’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici e presentato al Senato, si evidenzia con forza la “tendenza” italiana alla migrazione sanitaria. In base a un’indagine condotta dal Censis su 1000 cittadini, il 39,6% ha dichiarato che, in presenza di una patologia, farebbe ricorso alla sanità di un’altra regione, e il dato sale al 48% per il meridione. Il 39,1% ha affermato che sarebbe disposto ad andare all’estero per curarsi (e il 3% lo ha già fatto)”. È evidente la disparità territoriale delle cure per i malati di tumore. L’AIRO ha effettuato un censimento sulle dotazioni tecnologiche in radioterapia, in particolare sul numero degli acceleratori lineari (LINAC) distribuiti sul territorio nazionale.
Solo in 6 regioni su 21 (con una assoluta supremazia del Nord Italia) hanno raggiunto l’obiettivo fissato nel 2002 di portare il numero di questi strumenti a circa 7-8 unità per milione di abitante. Queste disparità costringono chi non dispone di un servizio di radioterapia vicino al proprio domicilio a spostamenti in altre città per il periodo di cura. “Altre discrepanze riguardano la distribuzione di determinati farmaci oncologici orali nelle farmacie territoriali. L’AIFA ha autorizzato alla fine del 2010 questo modo di dispensazione in tutto il territorio, ma alcune Regioni hanno proposto una moratoria non applicando la delibera. Noi riteniamo che queste terapie debbano continuare ad essere distribuite solo nei presidi ospedalieri. La somministrazione per via orale è indubbiamente un vantaggio per il paziente, ma non incide sull’efficacia e sul pericolo di tossicità mantenendo necessario il costante controllo da parte di personale sanitario esperto. Senza dimenticare il rischio rappresentato da una scarsa aderenza al trattamento da parte del paziente”.