Mammografia: “va prevista dai 45 anni per tutte le italiane”

La mammografia di routine per le donne dai 50 ai 70 anni ha ridotto del 50% nell’ultimo ventennio la mortalità per il tumore del seno. Ma ora è tempo di rivederne i criteri. L’età per il primo esame va portata per tutte le italiane ai 45, come indicano le evidenze scientifiche. A lanciare questo appello alle Istituzioni sono i più autorevoli oncologi mondiali, a Modena per il Convegno internazionale “Meet the Professor”. E proprio il modello emiliano viene portato come esempio: questa regione, prima in Italia, dal primo gennaio anticiperà lo screening di 5 anni rispetto allo standard ad oggi. Dai 45 ai 50 la mammografia va ripetuta ogni 12 mesi, dopo ogni 24. “Una misura da estendere al più presto in tutto il territorio nazionale – ha affermato Pierfranco Conte, direttore del Dipartimento Integrato di Oncologia ed Ematologia del Policlinico universitario di Modena, presidente del Convegno -. Grazie all’effetto combinato di diagnosi precoce e maggiore efficacia delle terapie, oggi la sopravvivenza per questo tumore, che colpisce 38.000 italiane ogni anno, supera il 90%. Ma resta la più frequente causa di decessi nel sesso femminile fra i 35 e i 44 anni, con 7.800 casi stimati nel nostro Paese nel 2008. Vanno quindi sensibilizzate le donne ad aderire alla mammografia ma è soprattutto necessario che le Istituzioni siano pronte a recepire le indicazioni che provengono dalla comunità medico-scientifica. Siamo ormai tutti concordi: la soglia deve essere 45 anni. E ancor prima quando vi siano particolari fattori di rischio come altri casi di neoplasia in famiglia”. Percorsi diagnostici sempre più anticipati e su misura, così come le terapie. I trattamenti oggi sono personalizzati ed esistono test in grado di predire l’efficacia dei farmaci e l’evoluzione della malattia. “Questa è la frontiera su cui si concentrano gli sforzi dei ricercatori – ha continuato Conte – e a questo tema è dedicato ampio spazio al nostro Convegno, giunto alla quinta edizione e ormai divenuto un ‘classico’ appuntamento per la comunità scientifica internazionale”. Modena si conferma quindi una punta di eccellenza dell’oncologia, anche grazie a collaborazioni con prestigiosi centri, fra cui l’M.D. Anderson di Houston.