Verso il nuovo Ospedale

L’attuale struttura che ospita gli Ospedali Riuniti di Bergamo risale al 1930, quando, dopo solo tre anni dalla posa della prima pietra, venne inaugurato l’Ospedale Maggiore “Principessa del Piemonte”, che, con la sua struttura di 30.000 mq, estesa su una superficie di ben 150.000 mq, dotata di 1.000 posti letto, suddivisi in 8 reparti, servizi e attrezzature all’avanguardia, era quanto di meglio ci fosse all’epoca in Italia. Lo schema dell’Ing.
Giulio Marcovigi è stato l’inizio della lunga storia di un ospedale, che oggi è punto di riferimento per l’intero sistema sanitario provinciale e nazionale, grazie all’immenso patrimonio tecnicoscientifico che custodisce. Un patrimonio che si è alimentato nel corso degli anni e che ha reso gli Ospedali Riuniti oggi centro di servizi, cure e assistenza sanitaria polispecialistica per patologie acute di alto e medio livello di complessità, per pazienti provenienti da tutto il territorio nazionale.

Perché un nuovo Ospedale per la città di Bergamo

Il complesso di Largo Barozzi risulta da anni inadeguato rispetto alle reali esigenze del territorio, locale e nazionale, e all’esigenza di fornire cure e servizi efficienti e di elevata specializzazione:
gli Ospedali Riuniti sono oggi un’azienda complessa che, da un lato, deve finalizzare con efficienza le risorse disponibili, dall’altra deve erogare ogni giorno migliaia di prestazioni ad alto contenuto tecnologico e scientifico.
È quindi la mission stessa dell’azienda che fa fatica ad inserirsi nei limiti strutturali di un edificio costruito 70 anni fa per rispondere ad altri tipi di bisogni e ad altri obiettivi.
Oggi l’attività degli Ospedali Riuniti è orientata verso:

  • netto e deciso potenziamento di tutte le attività di alta specializzazione;
  • promozione dell’eccellenza delle cure erogate;
  • conversione dell’attività di ricovero ordinario in attività di Day Hospital e di Day Service;
  • potenziamento dell’attività ambulatoriale;
  • riduzione dei posti letto ordinari.

La struttura di Largo Barozzi, ancora organizzata per padiglioni, è poco adeguata per accogliere questi nuovi orientamenti, che si vanno ad aggiungere ai nuovi valori che un ospedale moderno dovrebbe fare propri e cioè:

  • l’ospedale come luogo di accoglienza: attenzione alla persona i cui bisogni di salute vanno oltre i bisogni della malattia;
  • l’ospedale come luogo di conoscenza: sviluppo della collaborazione con l’Università e gli Istituti Scientifici per promuovere una nuova cultura sanitaria, la ricerca scientifica e l’aggiornamento scientifico.

Inizialmente era stata presa in considerazione l’ipotesi di ristrutturare la struttura esistente, per adeguarla alle nuove necessità gestionali e funzionali. Ma l’idea è stata presto abbandonata dati gli alti costi previsti per lavori di ristrutturazione di simile portata e entità, i lunghissimi tempi di realizzazione degli stessi e gli inevitabili disagi che la presenza di un cantiere in un luogo di cura avrebbe comportato.

La progettazione del nuovo ospedale di Bergamo

Il lungo e complesso percorso che ha portato alla progettazione del nuovo ospedale dedicato al Beato Papa Giovanni XXIII è iniziato nel 2000, quando è stato sottoscritto l’accordo di programma tra il Ministero della Sanità, la Regione Lombardia, il Comune, la Provincia di Bergamo e gli Ospedali Riuniti. Con questo accordo sono state previste le modalità di finanziamento dell’opera e si sono definiti i principali contenuti urbanistici dell’intervento. Nel luglio del 2000 è stato indetto il concorso internazionale di progettazione, che ha portato all’affidamento dell’incarico di progettazione e direzione lavori della nuova struttura al Raggruppamento SCAU, pool di imprese e di professionisti diretti dall’architetto parigino
Aymeric Zublena e coordinati dall’ingegner Donato Romano.

Perché il quartiere della Trucca

La scelta del quartiere della Trucca, nella zona sud-ovest della città, non è stata casuale. Appurato che il problema della falda acquifera che giace sotto quel terreno poteva essere agevolmente risolto, la zona è apparsa la più appropriata,
essendo una cintura di collegamento tra il centro città, la periferia di Bergamo e i comuni limitrofi. La facilità dell’accesso è stata infatti una delle variabili maggiormente prese in considerazione in fase di progettazione dei lavori: l’obiettivo principale era quello di creare una struttura che il cittadinoutente dei servizi ospedalieri, fragile per definizione, non avesse difficoltà a raggiungere.

La struttura del nuovo ospedale

L’ospedale che verrà supererà la logica della distinzione tra reparti per basarsi sulla differenziazione delle aree sanitarie in funzione della intensità delle cure e della attività assistenziale.
Nelle torri si concentrerà l’attività di degenza e quella ambulatoriale, secondo la seguente distinzione per specialità:

  • la torre 1 ospiterà il Dipartimento Materno-Infantile;
  • la torre 2 il Dipartimento Pediatrico;
  • la torre 3 il Dipartimento di Neurescienze e Scienze Motorie;
  • la torre 4 il Dipartimento di Medicina e Chirurgia Specialistica;
  • la torre 6 il Dipartimento Oncologico – Infettivi;
  • la torre 7 i laboratori, la centrale del 118, le aule per la formazione e la Psichiatria.

La piastra centrale, collegata direttamente con i vari reparti, invece sarà la sede dei servizi di diagnostica, di emergenza-urgenza, e costituirà la cosiddetta “area critica”. Nel dettaglio ospiterà: la radioterapia, la radiologia, la neuroradiologia, la medicina nucleare, le terapie intensive, il Pronto Soccorso, le sale operatorie e la medicina d’urgenza.

Verso una nuova organizzazione

La costruzione di un ospedale nuovo è uno stimolo prezioso e straordinario per ripensare i percorsi di cura del paziente. Non si tratta quindi di prendere l’esistente e di trasferirlo in un nuovo contenitore. Il nuovo ospedale è stato pensato per essere diverso, strutturalmente e logisticamente, perché è la maniera stessa di lavorare che è destinata a cambiare. Un cambiamento che in parte è già realtà, ma che trova un limite nell’attuale struttura.
Nello specifico, la riorganizzazione dell’attività sanitaria prevede i seguenti principali spunti di innovazione:

  • la struttura è stata pensata per essere facilmente accessibile al cittadino che sarà accompagnato nel suo percorso di cura secondo il concetto della progressività e gradualità della cura e dell’assistenza: dal momento acuto di urgenza/emergenza (cura intensiva e sub-intensiva) al momento della degenza ordinaria, fino alla dimissione e ai successivi controlli ambulatoriali. Il cosiddetto “Gradiente di intensità di cura” è un concetto moderno che si basa sull’assegnare
    al malato il posto letto collocato nel settore più appropriato ai suoi bisogni assistenziali, legati non solo alla tipologia di ricovero, ma anche alla sua condizione clinica e all’assistenza necessaria, per esempio per l’età avanzata o la presenza concomitante di patologie invalidanti. Nel nuovo ospedale varrà il criterio della flessibilità nell’uso dei posti letto;
  • il cuore pulsante dell’ospedale sarà la piastra dove sono concentrati tutti i servizi fondamentali, dal pronto soccorso alle sale operatorie, dalle terapie intensive ai laboratori diagnostici, a favore della massima interazione tra gli stessi: si costituisce quindi un’unica entità di urgenza ed emergenza.
  • Il nuovo ospedale avrà una maggiore connotazione specialistica e saranno incrementate le forme di assistenza alternativa al ricovero ordinario (day hospital, day service) e le prestazioni ambulatoriali;
  • attrezzature altamente avanzate supporteranno al meglio le attività di diagnosi e cura; l’ospedale sarà luogo di sviluppo di cultura sanitaria, di ricerca e aggiornamento professionale per gli operatori sanitari e tecnici;
  • sul fronte delle nuove tecnologie e dell’attività infermieristica sono stati messi a punto nuovi modelli organizzativi, come quelli legati alla prescrizione informatizzata del farmaco, alla distribuzione interna dei diversi materiali
    necessari all’attività dei reparti, al pasto personalizzato per ciascuno dei degenti. Alcuni di questi sono oggi già in uso, ma troveranno completa applicazione nella nuova struttura. L’obiettivo è quello di consentire a medici e infermieri
    di prendersi cura “a tempo pieno” dei malati, liberandoli da incombenze burocratiche inutili per il loro lavoro;
  • il trasferimento al Beato Giovanni XXIII sarà anche occasione per introdurre impianti e apparecchiature tecnologicamente avanzate, a coronamento della sperimentazione avviata nel corso di questi ultimi due anni.

Il Beato Giovanni XXIII sarà quindi un ospedale moderno, basato sulla tecnologia non al servizio di se stessa, ma al servizio del malato e sarà caratterizzato da una forte e costante attenzione alle esigenze della persona, al comfort del paziente e alla sicurezza delle prestazioni e del contesto sanitario nel quale vengono erogate, perché il presupposto di partenza è che i bisogni di salute vadano altre quelli legati alla malattia. Per esempio:

  • sarà presente un’area “a misura di bambino”, che possa rispondere a tutte le sue esigenze assistenziali;
  • saranno presenti servizi di utilità generale (banca, posta, bar, negozi) affacciati su Hospital Street;
  • le stanze di degenza sono state pensate per garantire livelli di comfort alberghieri.

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